FABIO SANTORO, EQUILIBRISTA TRA SOGNO E REALTA'
Esistono persone più sognatrici ed altre più realistiche, ma c’è un bizzarro equilibrista che, cercando di camminare sulla delicata fune che oscilla tra sogno e realtà, vuole dimostrare che questi due estremi hanno la stessa valenza.
Lui si chiama Fabio Santoro e per il suo lavoro ha scelto di servirsi dell’immaginazione senza staccarsi del tutto dalla concretezza. Perché discriminare la fantasia come cittadina di un mondo estraneo alla realtà?
Forse perché al posto di osservare la realtà con un pizzico di immaginazione la si filtra totalmente scivolando in una visione surreale. Ma se si guarda il mondo con occhi spontanei, l’immaginazione sarà generata da qualcosa di reale: l’emozione, qualcosa di astratto, ma esistente. Non è facile, alle volte si rischia di inciampare tra un estremo ed un altro, senza raggiungere la via di mezzo. Questo non sembra essere il problema del nostro speciale funambolo il quale riesce a mantenere l’aplomb sulla fune che è anche la sua tela. Il suo trucco è stato svelato con un’esposizione inaugurata il 1° Aprile presso Galleria Vittoria. E grazie alle sue risposte, abbiamo conosciuto meglio un artista che, come ha ribadito il titolo della sua mostra, è in continuo “equilibrio tra sogno e realtà”.
Al posto di chiederti cos’è per te la pittura Fabio preferisco chiederti cos’è per te la TUA pittura?
La mia pittura ė semplicemente un modo per evadere da tutto ciò che mi circonda.
La tua mostra è intitolata “L’equilibrio tra sogno e realtà”. Puoi spiegare perché hai scelto questo titolo?
Ho scelto questo titolo per il fatto che spesso mi capita di immaginare o sognare dei luoghi da me vissuti; il difficile sta nel creare un equilibrio perché sogno e realtà sono importanti allo stesso modo.
Il tuo linguaggio si esprime attraverso il dominio cromatico, perché prediligi il colore? Quali tecniche utilizzi?
Il colore ė tutto nei miei quadri, forse importante più del disegno stesso. Attraverso questo cerco di immergere lo spettatore nel mio mondo e in quello che provo. La mia tecnica è acrilico mischiato a diversi pastelli.
Come scegli il tema da rappresentare? Quando inizi a dipingere sai già cosa disegnerai o ti lasci trasportare dall’improvvisazione della fantasia?
Il tema da rappresentare lo scelgo in base ad un luogo dove sono stato che mi ha lasciato determinate emozioni nell’osservarlo. Magari per il fatto che me lo ero immaginato differente, ed è da questo che mischio sogno e realtà. Allo stesso modo scelgo un periodo che sto vivendo, che può essere sia sereno che nuvoloso per me di uguale importanza. Sì, quando inizio a dipingere so già cosa rappresentare perché fa parte di un periodo della vita che sto vivendo. Per quanto riguarda i colori, sono loro che mi fanno trasformare la realtà.
Spesso rappresenti luoghi tipici di un posto, come anche i monumenti la Torre Eiffel e Castel Sant’Angelo. Perché? Qual è secondo te il fascino che un luogo particolare o non, suscita?
Per quanto riguarda i luoghi, scelgo quelli che mi trasmettono una sensazione differente nel vederli, perché, come ho già detto, non era così che li immaginavo; quindi il segreto sta nel creare il giusto equilibrio. Castel Sant’Angelo è un sogno fatto una notte: aveva quei colori. Passandoci il giorno dopo con la macchina l’ho visto di sfuggita dal finestrino. Il quadro rappresenta quella frazione di secondo, come un sipario che si apre, tutto il resto è sogno. Idem la Torre Eiffel, con l’unica differenza che ero a piedi.
Nei tuoi quadri l’essenzialità a volte incastra il disegno nell’immobilità che può essere contraddetta con l’aiuto della fantasia dell’osservatore. Quando dipingi punti ad immortalare o a destare lo spettatore al movimento?
Tutto diventa essenziale quando si sogna, il bello è proprio questo. L’immobilità si crea quando un preciso momento ti segna, per illuminare il giusto percorso nella vita reale. Tutto quello che circonda il soggetto è in movimento.
Quanto è importante per te l’incoerenza cromatica rispetto alla realtà? Con quale criterio scegli di sostituire un colore con quello reale? Ad esempio perché hai scelto il giallo per “La Genesi” o il cielo viola come sfondo all’ arancione “Castel Sant’Angelo”?
L’incoerenza cromatica è importantissima proprio perché attraverso questa riesco a dare il giusto equilibrio tra sogno e realtà. I colori sono solo il tramite per creare un nuovo mondo: il giallo di Genesi crea un universo parallelo da quello reale, così come il viola di Castel Sant’Angelo.
The walkman si propone di mettere in luce giovani talenti nel contesto italiano: cosa consiglieresti a chi, come te Fabio, ha deciso di investire la propria vita nella sua creatività?
Chiunque investe la vita nella propria creatività affronta un rischio da correre. Rischio perché non è una strada facile, ma vale ogni cartuccia sparata. La creatività è tutto, ci fa evadere quando le cose non vanno ma, ancora meglio, ci fa creare quello che è impossibile, col giusto equilibrio tra sogno e realtà.
Chiara Bonanni